7 -  SPUNTA UNA MONETA PRIVATA

 

A volte, però, tenere banconote con sé, o in casa, è pericoloso, perché, non avendo esse un nome, chiunque ne venisse in possesso le potrebbe usare. Si arriva dunque a portare la cartamoneta in banca, ad aprire un conto corrente e a farsi rilasciare un blocchetto di assegni. Si può firmare finché ci sono fondi sufficienti.
Anche dopo queste innovazioni i banchieri si avvidero che solo il 10% (è un dato di fatto) della moneta di carta circolava e la restante rimaneva depositata. Perché non prestarla ad interesse?
Solita trafila. Per avere una apertura di credito in conto corrente devi portare come garanzia case, terreni, buste paga, firme di parenti, fatture con scadenza futura ecc. Fatto questo, sempre giocando sulla statistica che meno del 10% della gente ritira dalla banca la cartamoneta, per un deposito di contanti pari a 1.000 unità (quelle derivanti dai già citati 100kg di oro iniziali) la banca potrà mettere in circolazione moneta bancaria (accrediti in conto, assegni bancari, assegni circolari, carte di credito) per 10.000 unità e lucrarne gli interessi, tenendo a riserva le 1000 depositate. Non c’è limite ad avere moneta, se non la capacità di offrire garanzie e di restituirla a tempo debito con gli “interessi” pattuiti.
I banchieri, sfruttando la propensione del 90% del popolo ad usare la moneta più comoda, hanno creato la moneta bancaria, a costo nullo per sé, al fine di mungere la società. Trattasi di una moneta privata, di volume 9 volte superiore a quella di Stato, la quale a sua volta è 9 volte il valore dell’oro di base. E per meglio mimetizzarla con quella “legale” l’hanno chiamata con lo stesso nome: Lira ieri, Euro oggi.

Il cliente, da parte sua, crede che quella moneta sia di proprietà della banca e trova giusto pagarle degli interessi, invece, per dirla in termini pokeristici, siamo di fronte ad un enorme bluff; dato però che nessuno dice mai “vedo”, i bluffatori continuano a guadagnarci.